Agriturismo Cascina Smeralda
Immersa nella quiete dello scenario del Monferrato, Cascina Smeralda è un’imponente dimora padronale del Settecento completamente ristrutturata nel 1991.
Vieni a trovarci in Cascina per un pranzo, una cena, una cerimonia o per trascorrere qualche giorno lontano dal caos, immerso nella quiete delle Colline del Monferrato, potrai anche pernottare nelle nostre fantastiche camere padronali.

I nostri servizi
Cascina Smeralda storia e tradizione incontrano…
La storia di Cascina Smeralda
I primi cenni storici di questa imponente struttura si hanno intorno all’anno 1000 che la rivelano torre di fortificazione del Principato di Vercelli, come riportato dallo storico Carlo Dionisotti.
Nel corso dei secoli è stata poi destinata a diversi utilizzi; verso al 1500 pare per esempio che ne fu fatto un convento, ancora oggi abbiamo una bellissima chiesetta consacrata con il suo campanile.
Grazie alla paziente opera di Renzo Martinotti, amico e grande appassionato della storia delle sue terre, sono stati rinvenuti nell’archivio storico del Comune di Pontestura vari passaggi di proprietà a partire dalla fine del 1500.
Nel 1752 sarà la Famiglia Morelli ad acquistare Cascina Smeralda e a rimanervi sino a fine 1800.
Nostro desiderio è di dedicare loro presto una galleria quale famiglia che, fino ad ora, ha vissuto per più anni consecutivi qui in Cascina.
Sarà poi nel 1896 che i fratelli Martinotti Carlo, Giovanni, Alessandro e Alberto diverranno proprietari di questa dimora e ne faranno una tenuta agricola passandola in eredità da padre in figlio.
Quattro generazioni dopo la caparbietà e il grande amore per la sua terra porteranno Mauro Martinotti, pronipote di Alessandro e figlio di Marco, a trasformare la cascina in agriturismo nel rispetto della natura e della civiltà contadina; dopo la ristrutturazione durata due anni, il 21 marzo 1993 l’Agriturismo Cascina Smeralda viene inaugurato.

La leggenda racconta
C’era una volta una villa meravigliosa che sorgeva tra Coniolo e Vialarda, abitata da una nobile marchesa il cui nome era Esmeralda.
La villa aveva grandi cucine, magnifici saloni e anche una piccola chiesetta col soffitto affrescato di blu trapuntato di stelline in oro; una grata sulla parete in alto a destra della cappella permetteva alla marchesa di assistere alla S. Messa senza essere vista dai suoi contadini che abitavano la parte rustica dei fabbricati.
Tutto intorno alberi di alto fusto e fitta vegetazione nascondevano la sontuosa dimora dalla curiosità dei viandanti, solo il campanile della chiesetta svettava alto verso il cielo e i rintocchi della campana scandivano il lento trascorrere delle stagioni.
Davanti alla sua tenuta Esmeralda godeva di un meraviglioso laghetto immerso tra oleandri profumati, un fattore della villa attendeva la marchesa per condurla con una piccola barca a remi al centro dello specchio d’acqua dove sorgeva un piccolo promontorio con gazebo sotto il quale veniva servita una gustosa merenda pomeridiana.
La nobile amava passare le sue giornate facendo piacevoli passeggiate lungo i vialetti fioriti o raggiungendo in carrozza prima il torrente Stura e poi il grande PO.
La vita a quei tempi era molto piacevole per la marchesa ma qualche cosa, se pur lentamente, stava cambiando.
La marchesa scomparve qualche anno più tardi e la proprietà venne acquistata da un giovane coniolese dalla mentalità più imprenditoriale che contadina: Giacomo Martinotti.
Grazie a lui per i primi anni dopo la marchesa Cascina Smeralda visse ancora nel suo splendore poi, la prima e in seguito la seconda guerra mondiale, costrinsero Giacomo Martinotti a farne una tenuta agricola, anche per poter dare un lavoro ai tre figli maschi.
Vennero venduti quadri, mobili, oggetti preziosi e libri di grande valore; anche la chiesetta fu spogliata del suo altare e trasformata in un deposito di granaglie.
Giorno dopo giorno Cascina Smeralda ha osservato il trascorrere delle vite e delle generazioni, ha visto il sudore e la fatica nei campi, ha udito campane richiamare gli uomini a pranzo tutti insieme intorno alla stessa tavola, ha annusato il dolce profumo del pane appena cotto nel grande forno nel cortile.
E’ sempre stata lì, ospitale e accogliente.
Due immagini prima e dopo i lavori di ristrutturazione
… l’innovazione


Fassona in Sushi
Il nostro Sushi di Fassona Piemontese
Quando la tradizione Piemontese incontra la tradizione Japponese nasce Fassona in Sushi, una nostra specialità.
Un sushi preparato con la miglior Fassona Piemontese, uno spettacolo per gli occhi e una delizia per il palato.
Cascina Smeralda dove la tradizione incontra l’innovazione!


Tra le nostre specialità il Bolliti Misti Piemontesi e…
Sua maestà il Fritto misto piemontese
La specialità storica dell’Agriturismo Cascina Smeralda
Sicuramente il successo della nostra cucina è dovuto in buona parte all’aver fatto nostro questo piatto che fonda le sue origini nella tradizione monferrina.
Per noi, il Fritto Misto ha sempre costituito il piatto della festa quando tutta la famiglia si riuniva , oggi potete degustarlo tutti i fine settimana.
La storia del fritto misto
Il fritto Misto è uno dei piatti più caratteristici della tradizione gastronomica piemontese, tipico dei “giorni di festa”. Dalle origini antiche, e forte di una tradizione perpetrata nei secoli dalla società contadina, la sua origine è messa in relazione al “rito” della macellazione del maiale e/o del bovino, a seconda dei casi, generalmente nei mesi invernali per la fiera di San Martino per chi possedeva un bovino o per il periodo natalizio in cui veniva macellato il maiale vero e proprio pilastro dell’economia di auto-sostentamento della famiglia contadina.
La nascita di questo piatto è stata dettata dall’esigenza di consumare in fretta, per evitare di sprecarle, le abbondanti parti non idonee alla lunga conservazione, le frattaglie, che rimanevano dopo la separazione delle parti nobili da insaccare per la lunga conservazione e per la vendita. L’ingegno delle cuoche di famiglia, semplici, ma con il senso per il pratico, ha dato vita, utilizzando prodotti di scarto, a un grande piatto.
Del resto ancor oggi si dice che “del maiale non si butta via niente”.
Ecco che l’abbondanza di carni, in contrapposizione alla costante scarsità, faceva radunare la famiglia per un evento gastronomico che era una festa, quella che una volta era la festa di “fine macellazione”. E per farla ancora più ricca, sempre l’ingegno di chi stava ai fornelli, prese l’abitudine di friggere, fegato, polmone, animelle e tante altre golosità, aggiungendo altri alimenti poveri, come ad esempio i semolini o le mele o gli amaretti, in ogni caso tipici della tradizione piemontese, creando in questo modo il contrasto dolce-salato che rende tipico questo piatto, il tutto impanato nel pane grattugiato (ottenuto spesso con il pane secco che così veniva recuperato senza spreco) e fritto nell’olio.

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1200 – 1400
1900 – 2100
Domenica
1200 – 1400